MILANO – La prima parte della XXIX stagione dell’Atelier Musicale, la rassegna in equilibrio tra jazz e classica contemporanea organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, si concluderà sabato 25 novembre, quando alla Camera del Lavoro di Milano si esibirà il trio del pianista e compositore Umberto Petrin con un progetto dedicato agli Chic, uno dei più celebri gruppi di soul-funk-disco degli anni Settanta e Ottanta, fondati nel 1976 dal chitarrista Nile Rodgers e dal bassista Bernard Edwards.
Come sempre, il concerto inizierà alle ore 17.30 (ingresso 10 euro con tessera associativa a 5/10 euro).
Nonostante la dimensione pop dei brani in repertorio, Petrin, insieme al contrabbassista Danilo Gallo e al batterista Ferdinando Faraò, ha realizzato un progetto, denominato “Everybody Dance” e diventato un cd allegato nei mesi scorsi alla rivista Musica Jazz, che suona con un piglio quasi modern mainstream, nel quale si destrutturano gli originali intrecciandoli a brani jazzistici e ricostruendoli secondo la prassi espressiva del jazz. Per Petrin questa produzione corrisponde musicalmente alle famose Brillo Box di Andy Warhol, assumendo quindi una dimensione concettuale che trasforma la natura originaria del soggetto, ridefinito all’interno del suo mondo musicale, senza perdere la schietta comunicativa dell’originale. Lo dimostra il successo ottenuto un po’ ovunque da “Everybody Dance”.
Petrin, del resto, è pianista (ma anche poeta, scrittore ed esperto di arte contemporanea) che ha alle spalle un percorso articolato, che lo ha visto al fianco di grandi jazzisti italiani e stranieri in lavori che spaziavano dal jazz più strutturato all’improvvisazione radicale, passando per le collaborazioni con artisti visivi e poeti. In questa rielaborazione della musica degli Chic, amata e ascoltata a lungo in gioventù da Petrin, è stata fondamentale la scelta dei partner, a cominciare da Danilo Gallo, che porta nel suo basso elettrico sonorità che giungono fino al punk, creando una singolare ambientazione sonora, mentre Ferdinando Faraò, leader della Artchipel Orchestra e pittore dal singolare astrattismo, resta all’interno di sonorità più legate alla tradizione storica della batteria jazz.
Un concerto che, pur nella sua singolare e anche concettuale ridefinizione di una musica di largo consumo (ma di indubbia qualità), mantiene viva la comunicativa dei pezzi originali e riesce a coinvolgere totalmente il pubblico.