“Sketches of 20th Century”, la passione di Franco D’Andrea per la musica del Novecento

Si intitola “Sketches of 20th Century” il nuovo album del pianista e compositore Franco D’Andrea, appena pubblicato dall’etichetta Parco della Musica. Alla realizzazione del disco hanno collaborato molti musicisti: come solisti, i jazzisti Gianni Oddi (sax alto), Achille Succi (sax alto e clarinetto), Tino Tracanna (sax tenore e soprano), Mirko Cisilino (tromba), Francesco Lento (tromba), Federico Pierantoni (trombone tenore), Gabriele Evangelista (contrabbasso) e Roberto Gatto (batteria), diretti da Tonino Battista, mentre Eduardo Rojo ha curato gli arrangiamenti. All’album ha collaborato anche il Parco della Musica Contemporanea Ensemble: Filippo Fattorini e Maria Teresa De Sanio (violini), Luca Sanzò (viola), Elisa Astrid Pennica (violoncello), Manuel Zurria (flauto), Eugenio Renzetti (trombone basso), Paolo Ravaglia (clarinetto basso) e Flavio Tanzi (percussioni). 
Il disco racconta la passione di Franco D’Andrea, tra i massimi esponenti del jazz italiano, per la musica del Novecento. La sua poetica si nutre delle invenzioni, delle scoperte e dei colori della musica del secolo breve. In queste pagine orchestrali, la sua musica esplode, grazie alle infinite possibilità sonore offerte da un ensemble misto. Assieme a quella del jazz, la scoperta della seconda scuola di Vienna è stata per il pianista meratese una sorta di Epifania e il punto di partenza per l’elaborazione di una poetica rigorosa e al tempo stesso estremamente libera, che trova qui una sintesi eccezionale. Alla base dei lavori di Schoenberg, Webern e Berg c’è l’organizzazione degli intervalli in serie prive di vincoli tonali. A partire dalla scoperta della loro musica, l’intervallo è il mezzo attraverso il quale D’Andrea legge e indaga tutta la musica del Novecento. Per lui, il Novecento è soprattutto il secolo del jazz: da Armstrong a Monk, da Duke Ellington ad Archie Shepp e tutto il jazz è contemporaneo, attuale. Ogni linguaggio è sovrapponibile. Le partiture, arrangiate da Eduardo Rojo, sono un’amplificazione per ensemble orchestrale della sua poetica e del suo linguaggio: al loro interno vi si ritrovano le sue passioni musicali, dall’eterofonia del jazz degli anni Venti alla poliritmia africana fino alla musica colta del ‘900.

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