Si intitola “We4” l’ultima fatica discografica del quartetto di Fabrizio Bosso, uscita nei giorni scorsi per la Warner Music: un album che esprime pienamente – nel suono, nell’interplay e nella scrittura – quell’idea di condivisione totale e identitaria che rappresenta ormai da anni la cifra stilistica del pensiero musicale di Bosso e dei suoi partner più fedeli («quelli che mi appagano di più sul palco, perché capaci di tirare fuori il suono che ho in testa». Registrato lo scorso giugno a Roma, subito dopo il confinamento forzato dovuto all’epidemia da Coronavirus, “We4” è il frutto di una visione collettiva, di un lavoro nel quale ogni singolo musicista (Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Jacopo Ferrazza al contrabbasso, Nicola Angelucci alla batteria e Fabrizio Bosso alla tromba) ha dato il proprio contributo, elevando così il quartetto stesso ad autentico leader del progetto. Non a caso, in questo lavoro prevalgono i brani che portano le firme di tutti e quattro i musicisti.
L’avvio è affidato alla vigorosa title track composta dall’intero quartetto, dove l’interplay tematico tra Bosso e Mazzariello è supportato dallo spedito walking offerto da Ferrazza e Angelucci, il cui netto affiatamento è pure assai sensibile in “Control Freak”, la sesta traccia dell’album. Si stagliano al centro del disco, come messaggi di fratellanza in chiaroscuro, “Dreams come true” (firmata dal trombettista torinese) e “One Humanity” (scritta da Bosso e da Mazzariello). Quest’ultima è dedicata alle vittime di episodi di razzismo da parte della polizia che si sono registrati nei mesi scorsi negli Stati Uniti. Le delicate “Estudio Misterioso” (di Lilu Aguiar) e “For Heaven’s Sake” (Edwards-Meyer-Bretton) fanno da contraltare al marcato groove di “The way we see” (composta anche questa dall’intero quartetto) e all’energica “Bakarak” (l’autore è Jacopo Ferrazza), dove blues, swing e sensazioni free si fondono tra loro in perfetta armonia. Chiudono l’album “Happy Stroll” e la bonus track “Friday Blues” (entrambe di Bosso), per un lavoro in cui il feeling dei quattro musicisti suona profondo e sincero.